mercoledì 10 gennaio 2007

Il Gatto e la Volpe (a Nordest) hanno il Suv e i capelli da Beatle

Il padrone del night restituisce i soldi al povero Alfredo, che incontra due tipi poco raccomandabili.



Il padrone del night ruttò così forte che si voltarono tutti.
- Ragazzo! - disse stravaccato su un divanetto di pelle.
Alfredo posò la scopa e si avvicinò sistemandosi la coda di cavallo.
-
Che cosa fanno i tuoi?
-
I miei sono morti, signor Imprenditore.
L'omone fece un paio di ruttini sommessi.
-
E tu adesso dove vivi?
-
Col nonno, in campagna, signor Imprenditore.
-
Ma lui, almeno, lavora?
-
Il nonno è in pensione, signor Imprenditore.
Il padrone del night si spazzolò la pancia con una mano. Guardò la ragazza mulatta, fece un altro ruttino.
- Sai? Ci ho ripensato.
-
Mi vuole denunciare!
-
Ma no, voglio dire: in fondo qui abbiamo già messo tutto a posto, no?
Il ragazzo dai capelli lunghissimi guardò gli altri che assieme alla ragazza mulatta stavano sistemando il locale.
-
I soldi - disse il padrone del night allungando le banconote che prima aveva preso al ragazzo - riprendili pure tu.
-
Ma signor Imprenditore! Eravamo d’accordo che… - provò Alfredo, ma l'omone gli posò subito la mano unta e pesante sulla spalla.
-
Ora vai, figliolo mio, vai. Torna dal nonno, che ti starà aspettando…
Il ragazzo si avvicinò per abbracciarlo, ma subito il fetore di alcol e sudore stagnante lo respinse da ogni educato proposito. L'omone, commosso, salutò il ragazzo con una stretta di mano untissima eppure sincera, poi sparì in fretta dietro le quinte per non farsi vedere piangere dai suoi dipendenti. Alfredo mise in tasca i soldi che il nonno gli aveva dato per il corso d’inglese (e che gli erano stati appena restituiti dal padrone del night), guardò la ragazza mulatta che stava raccogliendo gli ultimi stracci (la trovò bella, bellissima), prese la porta del locale e uscì.
Fuori tirava un po’ di vento fresco. Alfredo, sopra il marciapiede, alzò il colletto del giubbotto di jeans per sentire meno freddo. In giro, ormai, non si vedeva nessuno.
- Chissà cosa penserà il nonno... e come faccio, ora, a tornare al casolare?
Un Suv nero luccicante si fermò al semaforo facendo fischiare le gomme sull’asfalto. Aveva i finestrini mezzi abbassati, dai quali usciva Adriano Pappalardo a squarciagola.
- Alfredo! - gli parve di sentire dall’auto.
Tirò gli occhi per vedere che il passeggero del Suv stava agitando la mano. Era un tipo col caschetto chiaro da Beatle e un paio di occhiali colorati appena sopra la fronte. Al polso che usciva dal finestrino aveva un orologio vistosissimo.
-
E questo qui come fa a sapere il mio nome? - pensò Alfredo.
Un altro Suv (grigio e luccicante) sopraggiunse al semaforo, inchiodando giusto dietro il primo.
Il tipo coi capelli chiari da Beatle disse qualcosa che Alfredo non riuscì a sentire (per colpa di Pappalardo). Poi scomparve dentro al veicolo per parlottare col guidatore, un ragazzo abbronzatissimo col caschetto un po' più scuro da Beatle. Il volume della musica si abbassò, e il tipo coi capelli più chiari rispuntò subito dal finestrino per comunicare con Alfredo. Scattò il verde al semaforo: il Suv dietro strombazzò. Quello davanti dei Beatles rispose clacson su clacson, mentre il tipo coi capelli più chiari, ormai con il busto completamente fuori dal finestrino, si protese all’indietro e bestemmiò. Poi fece segno ad Alfredo di muoversi. Il ragazzo, sul marciapiede, esitò: non era per niente convinto di quei due tipi eccentrici che sapevano chissà come il suo nome, però avrebbe potuto guadagnare un buon passaggio e arrivare prima del previsto al casolare del nonno. Così, quando il Suv dietro ridiede di clacson, Alfredo scattò. Salì dalla porta posteriore del Suv nero luccicante dei tipi coi capelli da Beatles. Le gomme, allora, fischiarono sull’asfalto.