giovedì 14 giugno 2007

Altro giro altra corsa, in Tangenziale Relax

Alfredo raggiunge il cavalcavia delle prostitute, ma non trova nessuno.
Poi sale su un camion, direzione Marghera.

Alfredo fu svegliato dal frastuono di un grosso motore che non era ancora del tutto mattino. Un camion enorme con in cima una ruspa arancio sbiadita spuntò dalla nebbia e si fermò a tre metri da lui. Il camion sbuffò, poi scese un tipone con una sigaretta incollata alle labbra.
- Che cazzo ci fai qui?
- Niente - disse Alfredo.
- Non lo hai letto il cartello?
- Sai dove è finito l’accampamento delle ragazze?
- Pure tu le puttane? Me lo hanno chiesto anche ieri, si vede che erano in gamba…
- è venuta la polizia?
- Un vecchietto, un ubriacone credo.
- Con gli occhiali?
- Spessi così.
- Aveva un motorino?
- Almeno sembrava.
- Un motorino nero, vecchio?
- Una mezza carretta.
- Che cosa ti ha detto?
- Appunto, mi ha chiesto se era qui che c’erano quelle puttane.
- E poi?
- Se sapevo dove sarebbero andate, si vede che c’era affezionato, hai capito…
- Tu lo sai?
- Parlavano di Mestre, mi pare che avessero delle amiche, o amici, qualcosa del genere, credo.
- E il vecchio? Andava di là?
- Ah non lo so. Ho visto che ha gironzolato un po’ lungo il fiume, ha parlottato con un balordo pieno di sportine bucate, poi ha preso il motorino e se ne è andato da solo.
- E quanto ci si mette da qui a Mestre?
- Un’ora in motorino, tre con la macchina.
- Eh?
- La tangenziale di Mestre! Ma dove vivi tu, sulla luna vivi?
Alfredo non disse nulla.
Il tipone tolse la sigaretta di bocca.
- Fra un paio d’ore avrò il camion pieno, devo portare sassi a Marghera e poi torno qui. Se vuoi…
- Marghera è vicina a Mestre?
- Praticamente la stessa cosa.
La strada era un formicaio di scarichi e ruote. A ogni semaforo strombazzare di clacson: bastava che uno desse l’esempio e poi via gli altri dietro. Alfredo aveva dormito la notte sopra i sassi ghiacciati del fiume, respirato lacrime e nebbia, e ogni rumore ora gli pareva più forte. A un incrocio passò un’ambulanza che rimase impigliata per un po’ tra le macchine a sirene spiegate.
- Al solito, qui si mette male - disse il tipone mettendosi una sigaretta tra le labbra.
Un Suv nero sfrecciò alla destra del camion e s’infilò tra due auto. Il tipone bestemmiò. Poi allungò una cicca ad Alfredo.
- Fino a Marghera mettiamocela via - disse. Poi prese il CB.
- Ma è sempre così?
- Da così a molto peggio, ringraziare i politici.
Alfredo pensò alla ragazza mulatta. Si chiese se l’avrebbe rivista. Poi pensò al nonno. Aveva lavorato per anni a Marghera, avrebbe davvero provato a raggiungerla con quella mezza carretta?
Il tipone disse qualcosa di sconcio al CB e tossì.
Alfredo abbassò il finestrino. Lo richiuse perché gli sembrò entrasse solo gas e calore. Guardò alla sua destra, oltre il vetro graffiato. Una fila indistinta di fabbriche grigie scorreva come moviola alla televisione. Si mise a leggere i nomi delle ditte. C’era chi faceva serrature, chi scatole per dolci, chi fanali per motorini e poi chi levigava, verniciava, imballava, montava, trasportava in Europa e nel Mondo. Fabbriche diverse, con nomi e padroni distinti. Per un secondo soltanto fu allevamento di struzzi. Poi surgelati, maniglie macchine agricole, muletti, vernici, compressori camere d’aria.
Il finestrino si fermò, incorniciando un edificio rosa fluorescente.
Il ragazzo dai capelli lunghissimi tirò gli occhi. Sul tetto, un’insegna luminosa con scritte a comparsa: “Body Project, progetta la tua forma” e dopo qualche secondo altre strane parole: “Body Building, Body Toning, Body Sculpture, Cardiofitness Pancafit, Spinning Jumping Step, Power Pump, Power Run e Relax Zone”. Infine comparve un omino splendente rigonfio di muscoli. Mostrò i bicipiti all’autostrada e sorrise.