mercoledì 14 marzo 2007

Se vuoi, torna pure da me (senza bugie)

Alfredo viene portato in una roulotte, dove gli viene data una medicina un po’ speciale.


- Ciao - disse una vocina suadente in un italiano stentato.
Alfredo si fermò appena in tempo. Fece un passo indietro, risalendo la sponda di sassi. Vide la ragazza mulatta del night a pochi metri da lui. Le sembrò ancora più bella di quanto ricordava. Provò a dire qualcosa, ma sentì una fitta secca alle tempie e subito la vista gli si annebbiò. Si accasciò sotto il salice.
La ragazza mulatta corse all’accampamento e prese a bussare ai finestrini appannati delle macchine nella speranza che fra i clienti delle colleghe ci fosse qualche dottore. Fortuna volle che di dottori, quella notte, ce ne fossero addirittura due. La ragazza mulatta, facendo capire che non c’era tempo da perdere, fece segno alle amiche di accelerare i rapporti e liquidare al più presto i dottori.
Quando arrivarono, il corpo del ragazzo giaceva immobile ai piedi del salice.
- Innanzitutto esaminiamo il paziente - disse il primo dottore sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso.
- Fermati! Ma che cosa ti salta in mente, collega? Lo sai che potresti compromettere le condizioni del paziente?
In quel momento, dalla sponda ghiaiosa del fiume, emerse un vecchietto tutto rugoso con in mano una sporta di sacco bucherellata che spandeva acqua dai fori. Chiese spazio ai dottori, disse loro che il ragazzo era solo svenuto e gli rovesciò tutta l’acqua rimasta nella borsa di sacco sulla testa. Il ragazzo dai capelli lunghissimi riprese subito conoscenza. Si guardò attorno e gli parve di riconoscere subito il vecchietto che gli stava di fronte. Era proprio il pescatore di rane che aveva incontrato nei campi vicino al casolare del nonno? Questi salutò i presenti e si rimise subito in cammino lungo la sponda del fiume. Mentre i due dottori continuavano a discutere dei se dei ma, la ragazza mulatta si avvicinò al giovane e lo aiutò ad alzarsi. Sostenendolo per un braccio, lo portò fino all’accampamento, nella sua roulotte. Lo fece distendere sopra un letto stretto e cigolante, tra chiazze di vari colori e cartine di preservativi colorate.
- Come tu stai? - chiese con la sua dolcissima voce.
- Mi fa male la testa, mi viene da vomitare e le gambe non mi reggono più.
- Io do te una cosa buona per stare meglio - disse lei, e si mise a trafficare poco più in là con bottigliette di vetro e pentolame vario. Poi si avvicinò al letto del ragazzo e gli porse un bicchiere di plastica trasparente.
- Cos’è? - chiese il giovane con aria terrorizzata.
- Tu beve, e subito stare meglio.
- È dolce o amaro?
- Amaro, ma tu stare meglio.
- Se è amaro non riesco a berlo.
- Se tu beve, io dopo do uno bacio - disse lei sorridendo, e piegò leggermente la testa da un lato.
Alfredo la guardò. Era bellissima. Portava un vestitino tutto rosso e minuscolo, con delle spalline sottili che parevano potersi staccare solo a fissarle. Guardò il bicchiere che teneva in mano.
- Prima il bacio, poi bevo questa roba.
- Tu promette me?
Alfredo annuì.
La ragazza mulatta si sedette sul letto cigolante. Si avvicinò piano ad Alfredo e gli diede un bacio lungo, sulla fronte calda.
Il ragazzo portò il bicchiere sotto la punta del naso e immediatamente lo allontanò dal viso.
- Ma che razza di roba è?
- È nostra medicina - rispose la ragazza sorridendo.
- Ha un odore tremendo…
- A nostro paese no ha tanti dottori come qui, solo questa per tutti mali.
- Ma ha un colore… - disse Alfredo guardando dentro il bicchiere.
- Acqua, alcol, come si dice, zampa di coccodè, orecchia maiale…
- Ma che schifo!
- E poi fiori, fiori pianta marijuana…
- Marijuana?Alfredo guardò il bicchiere. Guardò la ragazza mulatta. Di nuovo il bicchiere. Lo avvicinò lentamente alle labbra. Poi, di colpo, buttò giù tutto il liquido chiudendo gli occhi e arricciando il naso. Quando li riaprì la ragazza mulatta non c’era già più. Al suo posto, sul letto, un foglietto piegato.
“Sei bello, ma tu dici sempre bugia. Se tu vuoi, tu torni da me senza bugia. Luna.”

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