mercoledì 18 aprile 2007

Piano piano si va sano e lontano (pure in città)

Alfredo incontra un vecchietto con la pipa e non riesce a separarsene più.

- Due domande per la nostra libreria: ti piace leggere?
Il ragazzo dai capelli lunghissimi alzò gli occhi da terra.
- Quali libri ti porti in vacanza? - gli chiese una donna giovane, carina e scollata.
Alfredo accelerò il passo. Solo dopo qualche metro, la donna rinunciò per attaccarsi a un altro passante.
Alfredo pensò a quello che avrebbe potuto raccontare al nonno per farsi perdonare.
- Due domande per la nostra associazione: quali sono i primi tre problemi del mondo?
Alfredo rialzò gli occhi da terra.
- Crede che l’uomo possa fare qualcosa per migliorare il mondo?
Un uomo bruttino con una cartellina da presentatore televisivo in mano si mise a fianco di Alfredo.
- Ci sono persone che pensano positivo e si propongono di cambiare il mondo ogni giorno. Lei è tra queste?
L’uomo bruttino balzò di fronte ad Alfredo per poterlo fermare. Fu allora che il ragazzo vide la scritta sulla cartella che teneva in mano: “Vitalogy. Con te, un nuovo mondo è possibile”. La rilesse un’altra volta. Poi, stanco di essere disturbato a ogni metro per delle domande povere di senso e ricche di fini secondi, cominciò a correre fino a quando non si trovò sopra un immenso cavalcavia che, visto da sopra, gli sembrò molto simile a quello della sera prima. Guardò all’orizzonte, ce n’erano almeno una decina. Gli sembrarono tutti uguali, enormi, trafficatissimi. Si affacciò dalla balaustra per guardare di sotto. Da dietro, una mano lo afferrò per un braccio.
- Basta! - sbraitò il ragazzo voltandosi di scatto.
Di fronte a lui, un vecchietto mingherlino con una pipa di tartaruga in bocca si sosteneva con un bastone di legno intarsiato. Era vestito elegante, aveva i baffetti e i capelli grigi ben pettinati, gli occhi rossi un po’ stanchi.
- Mi scusi - si giustificò Alfredo arrossendo.
- Siete tutti uguali, voi giovani - brontolò il vecchietto senza mollare la pipa e la presa.
- No, è che pensavo…
- Sei come i miei figli.
- Prima di…
- Non si ricordano neanche di averlo, un padre.
- Ma io non volevo, è che mi fermano tutti per...
- Cercavo solo di attraversare la strada.
- La strada? La strada, certo - farfugliò il ragazzo, guardando le auto ferme in fila sul cavalcavia.
- Da solo non mi fido più, corrono tutti come matti.
- Le do una mano io, aspetti - disse Alfredo.
- Ecco... sì… piano piano.
Alfredo e il vecchietto provarono ad attraversare il passaggio pedonale. Nonostante il sostegno del ragazzo, il verde per le auto scattò troppo presto per permettere al vecchietto di raggiungere il marciapiede opposto. Così, a piccoli passi trascinati uno di seguito all’altro sull’asfalto, riuscirono soltanto al secondo tentativo, dopo una lunghissima sosta in mezzo alla strada, sulle strisce pedonali, tra le due file di auto che sopraggiungevano in un senso e nell’altro senza fermarsi. Fu durante la pausa prima del nuovo via libera che il vecchietto, avvicinandosi all’orecchio del ragazzo per farsi sentire nel traffico, gli raccomandò di tagliarsi i capelli perché così sembrava una femminuccia. Quando finalmente si ritrovarono sul marciapiede buono, il vecchietto strinse il braccio di Alfredo più forte di prima.
- Grazie. Adesso dovrò trovare qualcuno che mi accompagni fino a casa.
- Fino a casa?
- In fondo, laggiù, a mezzo chilometro dal cavalcavia, ma da solo mi ci vuole tempo… devo appoggiarmi ai muri dei palazzi...
Ad Alfredo sembrò che il vecchietto stringesse ancora di più.
- Il problema sono le macchine agli incroci.
Alfredo guardò il vecchietto. Gli ricordava il suo povero nonno.
- Andiamo - disse il ragazzo.
- Piano piano - disse il vecchietto.
- Piano piano - confermò Alfredo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma che bello questo vecchietto! scrivi, scrivi, che aspetto la prossima puntata!!
Vera

Anonimo ha detto...

Grazie Vera.
Che ne dici del nuovo episodio del nostro vecchietto?

Guido Ostanel