Il padrone del night pareva un tipo feroce e senza scrupoli. Sarà stato per i capelli unticci o i vestiti sudati, per la puzza di alcol o per il petto villoso, fatto sta che nessuno avrebbe mai desiderato fare bega con lui. In fondo, però, non era un uomo cattivo: prova ne sia che quando i due omoni di nera pelle vestiti riportarono il povero Alfredo sul palco trasportandolo per i suoi lunghissimi capelli, il padrone si mostrò subito impietosito. Il ragazzo chiese mille volte perdono finché lui non ne poté più: allora, produsse un rutto spaventoso. Al quel suono disumano, la ragazza mulatta, che aveva seguito la scena in silenzio accanto al tipo con la voce roca che aveva fatto spogliare il povero Alfredo di fronte a tutti, sorrise al ragazzo: in cuor suo, lei sapeva bene che le cose si sarebbero aggiustate. Sì, perché ogni volta che il padrone si esibiva in un rutto così inequivocabile era segno che tutto l’alcol della sera era stato infine smaltito e che il suo animo si faceva più mite.
Dopo aver ruttato, il padrone provò a recitare (piuttosto invano) la parte del duro.
- Finiscila di lamentarti, ragazzino! Le tue lagne cominciano a darmi allo stomaco! - e così via.
Poi emise altri due rutti. Lunghi e profondi.
- Salute… - lo pizzicò Alfredo sottovoce.
- Insomma! Bisogna pure capire la mia posizione! Qualcuno mi dovrà ripagare tutto questo casino! E siccome io sono un padrone buono, se tu non mi puoi risarcire tutto da solo mi darai quel che hai nel portafogli! Il resto lo toglierò dalla paga di quella sgualdrina! - sbraitò puntando la ragazza mulatta.
- Lei conosce le regole - proseguì - eppure non ha mosso un dito per impedire che il signore eccitasse la folla con le sue urla.
Figuratevi allora la povera ragazza! Si sentì talmente tradita dal ragazzo con i capelli lunghissimi che divenne tutta triste in viso. Abbassò lo sguardo per non incrociare quello di Alfredo.
Il ragazzo, allora, si avvicinò al padrone del night (sfidando la repulsione per la puzza di alcol e sudore rappreso) e con voce supplichevole, prese a piagnucolare.
- Non è giusto Signor padrone!
- Suvvia, ragazzo, ma quale Signore…
- Non è giusto signor Dottore!
- Suvvia, ragazzo, ma quale Dottore…
- Non è giusto signor Imprenditore!
A sentirsi chiamare così, il padrone si gonfiò subito in petto. Assunse aria e toni che parevano più professionali.
- Ebbene, ragazzo. Ammesso e non concesso che questa soluzione non sia di fatto la più corretta, tu cosa cavolo proponi di fare?
- Io non saprei, signor Imprenditore. Vi chiedo solo un po’ di pietà per quella povera ragazza mulatta: lei non c’entra nulla con quello che è successo!
- Invece lei non ha fatto niente per evitare questo casino!
- Non è vero, signor Imprenditore! È stata tutta colpa mia! - si lanciò Alfredo.
- E i soldi per le spese come si trovano, adesso? - si preoccupò il padrone del night.
- Io vi darò tutto quello che ho, signor Imprenditore. A voi poi basteranno un paio di serate ben riuscite e il vostro danno sarà ripagato!
Dapprima il padrone del night si mostrò perplesso e mugugnò. Poi, per fortuna, ruttò.
- Lo sai? In fondo hai ragione, ragazzo mio: intanto tu dammi tutti i soldi che hai nel portafogli, il resto non sarà mica un problema - e strizzando l’occhio allungò la mano sudata come quando si propone di chiudere un affare. Alfredo, di malavoglia, si avvicinò ancora di più all’uomo cercando di trattenere il respiro.
Alla stretta di mano tutti quanti si ritrovarono sollevati. Soprattutto il povero Alfredo, a dirla tutta: aveva perso i risparmi che il nonno gli aveva dato per il corso d’inglese, è vero, ma almeno era riuscito a evitare che la ragazza mulatta venisse licenziata. Soprattutto, il vecchio, al casolare, non sarebbe venuto a sapere che il suo nipotino era stato in un posto come quello (a spese sue).
2 commenti:
Complimenti per il progetto, è da tempo che ci lavoravi e i risultati si vedono!
Luca
Complimenti Guido. Il tuo sogno si è avverato.
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