A metà pomeriggio Alfredo posò i piedi sul cortile del casolare del nonno. Non era la prima volta che il ragazzo con i capelli lunghissimi vedeva la casa del vecchio, ma era passata una vita dall’ultima volta che suo padre lo aveva portato fin lì, alle porte di Padova, per un saluto dopo l’ennesimo ricovero per via dei polmoni. Ora il vecchio abitava solo, ma un tempo, quando aveva posato la vanga per il Petrolchimico di Marghera, aveva vissuto con le famiglie di fratelli e cugini.
- Non hai fame? - si preoccupò il nonno.
- Non molta - mentì il ragazzo.
- Non mangi da stamattina…
- Non mi va.
- Ho dei sanguinacci, su in solaio…
Il ragazzo squadrò il vecchio.
- Vado a prenderli, sono subito pronti!
Ma già al primo assaggio il viso di Alfredo si attorcigliò per il disgusto. Quando il nonno spiegò come aveva ucciso il maiale durante l’inverno, il giovane prese silenziosamente congedo dal piatto e rifornì d’acqua il suo bicchiere.
Il vecchio cercò un argomento buono per conversare.
- Ho sentito prima, mentre giravo la polenta… cos’era?
- Cose moderne.
- Tipo?
- Non le conosci.
- Ah bè, ma erano belle… sei mai andato a scuola di chitarra?
- No.
- Potresti…
Alfredo fissò il nonno, poi ripose gli occhi sul tavolo.
- Ti potrebbero aiutare a…
- Suono così, ho imparato da solo.
- Sì, ma se vai da qualcuno che ne sa di più magari ti…
- Ascolto la radio e imparo.
- Ti potrebbero consigliare, no? Quando ero in Africa c’era un tenentino sardo che…
Il giovane scattò.
- Alfredo! - provò il nonno, ma il nipote stava già sul cortile.
- Aspetta! - gracchiò il vecchio iniziando a tossire.
Il ragazzo prese per i campi. Il nonno, raccattato il Califfone dalla stalla, si lanciò dietro al nipote sulla strada di sassi.
- Fermati! - provò a urlare il vecchio raggiunto il paese, in prossimità della chiesa dove si era appena cantata la messa della sera. A sentire quelle grida, il vigile che assisteva i fedeli nell’attraversare la statale si mise a gambe larghe, di traverso, e con l’enorme pancione riuscì a fermare il ragazzo, che cadde rovinosamente a terra. Il vigile lo risollevò prendendolo per la coda (che pareva fatta a posta per essere acchiappata dai vigili del Nordest), mentre la gente si era ormai disposta tutto intorno, in mezzo alla strada.
Il nonno si fece largo a stento tra i curiosi col Califfone a mano, tossendo, i capelli scompigliati e gli occhiali di traverso.
- Alfredo… - riuscì a dire appena.
Il nipote si aggrappò al pancione del vigile.
- Povaréto… - piagnucolò una prima vecchietta.
- Guarda com'è conciato, non è mica tutto sano quello lì… - analizzò una seconda vecchietta puntando il dito contro il nonno (che guarda un po’ non risultava della stessa parrocchia).
- Sarà un ubriacone… chissà se lo batte, a casa… - fece una signorina abbronzata, ornata di gioielli, tutta truccata.
- Hanno detto che sono scappati due matti dalla casa di riposo… - buttò lì uno.
- L’ho sentito anch’io… - raccolse un altro.
- È vero! - chiosarono in coro.
Intanto il giovane stava aggrappato al pancione del vigile, e capita l’antifona cominciò a dire che “quel balordo” aveva preso a inseguirlo così, senza motivo, mentre stava giocando per la strada.
Il vecchio, sentendosi accusato, rinculò di qualche passo. Provò a replicare che quel ragazzo con i capelli lunghissimi era solo suo nipote, ma iniziò a tossire che non lo fermava più nessuno e a lacrimare per gli sforzi. Il vigile, che per gli occhi rossi lo giudicò gran bevitore, lo bloccò per un braccio. Lo avrebbe accompagnato alla casa di riposo per verificare se fosse davvero fuggito da lì.
- Ma io… - tentò il vecchio fra i colpi di tosse mentre veniva caricato in auto.
- Silenzio nonnetto! Poche storie, che ti do pure la multa per il casco! - ringhiò il vigile.
- È quel che ci vuole! - decretò la prima vecchietta.
- Razza di ubriacone! - precisò la seconda.
venerdì 17 novembre 2006
Arrestato dai vigilantes dopo una lite con Alfredo
Appena raggiunto il Nordest (senza il trattino), Alfredo scappa dal casolare del nonno e senza volerlo mette nei guai il povero vecchio.
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