Mentre il povero nonno veniva trascinato in casa di riposo dal vigile del Nordest, Alfredo, salutata la folla della chiesa, si avviò con tutta calma verso casa. Tagliò per i campi di soia e le vigne ancora acerbe, saltando i fossi umidi che segnavano i confini fra le prese dei contadini.
Mentre si preparava a passarne uno di particolarmente profondo, sentì una voce bestemmiare. Gli sembrò venire dal fondo del fosso. Tirò lo sguardo, e nella penombra della sera scorse un vecchietto tutto rugoso, con un naso grosso e rubizzo. Stava cercando di risalire la parete umida del fossato aiutandosi con un bastone di legno, e aveva in mano una sporta di sacco marrone e un sacchetto pieno di batuffoli bianchi sistemato alla cintola dei pantaloni di tela.
- Buonasera… - improvvisò Alfredo spaventato.
- Pian, fai piano… - ammonì il vecchio risalendo il fosso.
- Mi scusi, stavo passando di qui per tornare a casa, abito qui vicino… - spiegò il ragazzo dai capelli lunghissimi.
- Sì, va ben, ma piano, che mi spaventi le rane…
- Le rane?
- Si prendono col silenzio e lo scuro di luna… - disse il vecchio aprendo un lembo del sacco che portava alla cintola e passandolo al giovane.
Alfredo ci sbirciò dentro.
- E come si prendono?
- Non è difficile, ma ci vuole pazienza…
- Con il cotone? - il giovane indicò la punta del bastone del vecchio.
- Le rane sono come le pecore, scimmiottano sempre quello che fanno le altre, senza ragionare…
- Senza ragionare?
- Se una salta, le altre dietro, se una canta, le altre in coro…
- E allora?
- Bisogna essere furbi, capire quando è il momento giusto…
- Per fare che?
- Per fargli vedere il cotone, no? Se una lo morde, le altre dietro! - ghignò il vecchio indicando il fondo del fosso.
- Ma mangiano cotone?
- Sì, cioè, non proprio… non è che se ne cibano, ma se per caso una lo morde perché è curiosa le altre fanno a gara per imitarla, e tu te ne porti a casa una sporta intera per la cena...
- Che schifo!
- Non sai cosa ti perdi, figliolo! Ma le hai mai assaggiate, prima di dire che fan schifo?
- No, ma solo l’idea...
- Povero te! In pentola col pomodoro son la fine del mondo!
- E com’è che ha imparato a prenderle? - sbuffò Alfredo.
- Mi ha insegnato mio padre, era un cacciatore di rane, le prendeva per venderle alle osterie… e a lui ha insegnato mio nonno... insomma, di padre in figlio, sono almeno cent’anni che giriamo per questi fossi…
Il ragazzo fissò i campi tutt’intorno.
- E tu? Di chi sei tu? - lo ridestò il vecchio.
- Io? Sono Alfredo…
- Ho capito, ma Alfredo di chi?
- Di chi? Di… Rossi… Antonio Rossi…
- Rossi… Toni Rossi… strano, non conosco nessun Rossi di qui…
Il ragazzo dai capelli lunghissimi diventò tutto rosso.
- Dove vai a scuola? - chiese il vecchio.
- A scuola?
- Lavori… - ipotizzò il vecchio - Cosa fai?
- Mi piacerebbe suonare la chitarra…
Il vecchio scoppiò in una grossa risata.
- Far il cantante? - singhiozzò poi.
- Magari in un gruppo… oppure mi piacerebbe fare il calciatore…
Il vecchio rise più forte di prima.
- E chi non vorrebbe esser pagato per cantare o giocare a pallone, figliolo! Non son mica mestieri veri questi qui! - sentenziò il vecchio.
- E perché no? - reagì Alfredo.
- Ascolta me! - tuonò il vecchio - Torna a studiare o impara un mestiere, se no finirai dentro a un sacco come le mie rane! - e riprese a ridere di gusto, allungando la mano al ragazzo per riprendersi il sacco con le rane.
Alfredo esitò, poi prese lo slancio col braccio e lanciò il sacco addosso al vecchio che, bestemmiando, scivolò di nuovo in fondo al fosso. E tutte le rane del sacco, libere, presero a saltellargli sul petto.
venerdì 17 novembre 2006
L'incontro di Alfredo col Pescatore di rane
L’incontro di Alfredo col Pescatore di rane, dove si vede come i ragazzi testardi non amino sentirsi correggere da chi, per esperienza, crede sempre di saperne di più.
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